Jennifer Lynn, CC BY 2.0, via Wikimedia Commons
Cosa sono le emozioni? Come nascono? In che modo si susseguono e si alternano nelle varie fasi della nostra vita? E che ruolo hanno? Inside Out, il nuovo e rivoluzionario film d’animazione regalatoci dall’accoppiata vincente Disney e Pixar, ci accompagna in un originale viaggio “scientifico” alla scoperta dei meccanismi del cervello, dalla nascita alla pre-adolescenza.
Tutto inizia con la nascita di Riley, in una famiglia affettuosa, divertente e amorevole, che le permette di esprimersi al meglio e di accumulare “ricordi base” piacevoli, che vanno a formare le cosiddette “isole della personalità” tipiche di una bambina piccola (l’isola della famiglia, della stupidera, dell’amicizia)… E noi spettatori veniamo da subito catapultati nella centralina del suo cervello, dove sono presenti, personificate, tutte le nostre principali emozioni.
Una bambina di colore giallo, delicata, solare e di bell’aspetto.
Blu, sempre stanca, arrendevole e pessimista.
Rosso, maschile e squadrato, che non vede l’ora di prendere il comando della centralina per potersi sfogare.
Viola, una figura allampanata e sempre titubante.
Verde, una ragazzina elegante, trendy e terribilmente snob.
Riley cresce e, a 11 anni, è costretta a lasciare il Minnesota, la sua casa, il suo giardino, gli amici e il pattinaggio, la sua passione, per seguire i genitori a San Francisco. Con il manifestarsi delle prime difficoltà, già all’arrivo, l’equilibrio emotivo di tutta la famiglia verrà messo a dura prova.
Inside Out ci accompagna gradualmente, in maniera commovente e, al tempo stesso, coinvolgente, nel processo di evoluzione della psiche, dall’infanzia, in cui le emozioni sono più nette e distinte, con la prevalenza della Gioia, intervallata di tanto in tanto dalla Rabbia (ad esempio quando i genitori vogliono obbligare Riley a fare qualcosa contro la sua volontà), dal Disgusto (quando il papà la vuole obbligare a mangiare i broccoli) e, solo di rado, dalla Tristezza e dalla Paura.
Ma non appena, a 11 anni, Riley, in una fase già delicata della sua vita, si trova a sperimentare un grosso cambiamento (il trasloco), ecco che si innescano tutta una serie di conflitti emotivi, gli stessi che la maggior parte di noi hanno sperimentato nel difficile passaggio dall’infanzia alla pre-adolescenza, e che porteranno alla costruzione di nuove “isole della personalità” e ad una più complessa ristrutturazione della centralina del cervello di Riley.
Primo giorno nella nuova scuola: Riley supera la Paura, si fa coraggio, si guarda intorno identificando subito, con l’aiuto di Disgusto, le ragazze più popolari della classe, e si siede. Ma, quando l’insegnante la fa alzare per raccontare agli altri un po’ di sé, ecco che Riley non regge… i ricordi le fanno scendere le lacrime sul viso.
Cosa è successo nel cervello di Riley?
Gioia è scomparsa: è stata catapultata, insieme a Tristezza, fuori dalla torre di controllo.
E ora tutto, nel cervello di Riley, è nelle mani di Rabbia, Paura e Disgusto. Ma riuscirà, tra un’avventura e l’altra, Gioia a riprendere il controllo della situazione? E ce la farà a trovare un punto di incontro con Tristezza?
Il personaggio di Tristezza è molto ben raffigurato nel film: una ragazzina di colore blu, cicciottella, freddolosa, pessimista e sempre attenta a vedere il lato buio della vita.
Nella prima parte la vediamo rassegnata, pesante, un ostacolo ad ogni iniziativa, tanto che Gioia, per limitare i suoi danni, le disegna un cerchio intorno e la invita a rimanervi all’interno. Poi però vediamo che, nel corso del film, Tristezza viene piano piano “rivalutata” diventando una grande alleata di Gioia.
Tristezza è infatti in grado, più di Gioia, attraverso l’ascolto, di consolare Bing Bong, l’amico immaginario di Riley, triste perché lei lo sta dimenticando. Ed è grazie a Tristezza, che Riley riesce a farsi consolare dai suoi genitori e dalle altre ragazze della squadra di Hockey quando perde, ed è ancora grazie a Tristezza che Riley riuscirà a trovare un nuovo canale di comunicazione con i genitori.
Inside Out ci invita a riflettere sul fatto che non esistono in realtà emozioni “positive”, da esaltare, ricercare e potenziare, ed emozioni “negative” da evitare, cancellare e distruggere. Ogni emozione va accettata e integrata dentro di noi, proprio in quanto ha una propria funzione specifica, anche se a volte ci sembra che ci ostacoli nella vita di tutti i giorni e nel nostro equilibrio. Senza la Tristezza, la Gioia non avrebbe la stessa capacità di creare empatia – da notare che, nel film, la Gioia è l’unica emozione che non è rappresentata di un solo colore, il giallo in questo caso, ma ha sempre un alone blu attorno, il colore della Tristezza, appunto -, senza la Rabbia, Riley non avrebbe la forza di vincere la gara di Hockey (e noi, tante sfide che ci presenta la vita!), senza la Paura, Riley, e anche noi, ci butteremmo nei pericoli senza valutarne il rischio, e senza il Disgusto? Beh, anche quello, a volte ci può essere molto utile nell’effettuare le nostre scelte!
Mentre guardiamo il film, lasciamoci trasportare da questo turbinio di emozioni e impariamo ad ascoltare il nostro cuore, a sentire come e quanto le emozioni incidono nella nostra vita!
Impariamo ad avere confidenza con le nostre emozioni e ad accettarle man mano che si presentano, per ciò che sono e per il ruolo che rivestono! Solo in questo modo potremo riconoscere, dietro a ciò che a volte ci appare come un limite, un disagio o un blocco, una grande opportunità di cambiamento che, se ascoltata, sarà capace di migliorare in modo sostanziale la nostra realtà.