Siamo quello che facciamo ripetutamente.
L’eccellenza, pertanto, non è un’azione, ma un’abitudine.
Apprendere significa fare nuove connessioni sinaptiche nel cervello. Ogni volta che impariamo qualcosa di nuovo, creiamo un nuovo circuito nel cervello. Il nostro cervello è plastico, e la sua plasticità ci permette di adattarci alle situazioni e di modificare il nostro comportamento in base a ciò che vogliamo dalla vita. Tuttavia, un atteggiamento mentale rigido e abitudinario, magari caratterizzato da una forte insicurezza e paura del cambiamento, porta a ripetere sempre gli stessi pensieri. Gli stessi pensieri, ripetuti ogni giorno, portano sempre agli stessi comportamenti e alle medesime scelte. Gli stessi comportamenti e le medesime scelte, quindi le stesse azioni, generano le stesse esperienze che, a loro volta, rinforzano sempre gli stessi circuiti neuronali e creano le stesse emozioni. Ed è così che, continuando a pensare, comportarsi e sentire sempre nello stesso modo, il cervello rinforza sempre gli stessi schemi e le stesse abitudini fino a creare, nel tempo, la nostra identità. Ma più rimaniamo ancorati al passato, ai ricordi, a quello che ci è stato insegnato ma che magari ora non ci rappresenta più, a quelle che sono state le nostre esperienze del passato, e più finiremo per restare nella nostra "zona di comfort", al riparo dal tanto temuto cambiamento ma incapaci di crearci una vita davvero felice e appagante.
E non solo. L’osservatore influenza la realtà osservata. E così capita che ognuno si crei la propria realtà, che corrisponde alla propria visione della realtà. E così, pur di non cambiare e restare ancorati in questa vita che non ci piace, ci convinceremo che la “vita è una lotta”, che “tutto è difficile”, che “è impossibile realizzarsi”, che le “cose vanno bene sempre ai soliti pochi”, che “chi nasce tondo non può morire quadrato”, e così via. Da questo allo scoraggiamento e ad una vita triste e rassegnata, il passo è breve.
Ma qual è l’origine profonda di questo disagio? Perché alcune persone sembrano navigare in un mare calmo e sereno, ricco di sincronicità che le porta sempre a trovarsi nel posto giusto al momento giusto e a realizzare i propri obiettivi nella vita, mentre altre sembrano sempre essere in un mare in tempesta che non le fa nemmeno salpare, sempre ferme allo stesso punto, colme di rabbia e frustrazione o, peggio, rassegnate?
Facciamo un esempio. Mettiamo che una persona sia cresciuta in una famiglia in cui il papà era di indole pessimista, debole e rassegnato, tendente alla depressione e che, fin da bambino/a, si sia sentito spesso ripetere, quasi sotto forma di insegnamento per proteggerlo dalle tempeste della vita: “la vita è una lotta”, “la vita è dura”, “siamo nati per soffrire”, “si stava meglio quando si stava peggio”, “solo gli arroganti e i malvagi vanno avanti”, “questo non è un mondo fatto per i buoni”, e altro ancora. E mettiamo che la mamma, di indole aggressiva, frustrata e anche lei infelice, avesse la tendenza a scaricare, ogni giorno, ripetutamente, tutte la propria rabbia e frustrazione su questo bambino/a, continuando a ripetergli “con tutti i sacrifici che ho fatto per te”, “sei un’incapace”, “gli altri sono meglio di te”, “non andrai da nessuna parte, così”, “il mondo è cattivo”, senza proteggerlo né farlo mai sentire amato né al sicuro. E’ molto probabile che questo bambino crescerà insicuro, introverso, pauroso e chiuso al cambiamento. Sarà così facilmente vittima di bullismo, cosa che lo renderà ancora più debole e insicuro. E quindi, con un atteggiamento così timoroso e non essendosi mai sentito sostenuto, difficilmente si farà strada nella vita, per cui finirà per fare proprie quelle convinzioni limitanti che erano di suo padre – e magari anche del suo albero genealogico -. Allo stesso tempo, le affermazioni scoraggianti e demotivanti di sua madre continueranno a risuonare nella sua mente per tutta la vita creando tutto un insieme di pensieri, emozioni ed abitudini che lo porteranno a formare una vera e propria identità, quella della vittima.
A tutto questo si possono aggiungere memorie cellulari di altri tempi e altri spazi in cui eravamo realmente stati vittime o in cui il cambiamento era stato davvero pericoloso per noi. Queste memorie, radicate dentro di noi, nell’inconscio e nelle nostre cellule, diventano una sorta di “allarme” ogni volta che, nella nostra vita, tentiamo di realizzarci e di trovare la nostra strada. E così ci blocchiamo. E si forma un vero e proprio circolo vizioso in cui le esperienze che facciamo vanno a confermare le nostre credenze limitanti che, a loro volta, producono le stesse esperienze che ci attiriamo energeticamente, fino a bloccarci completamente.
E' per questo motivo che discipline energetiche e di crescita personale come il SoundHealing aiutano a rilasciare traumi, condizionamenti, memorie cellulari, convinzioni limitanti, e tutti quei fardelli e carichi del passato che appesantiscono le nostre vite, per aprirci al nuovo e creare una vita sempre più felice e appagante.
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