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Il Reiki e la medicina ufficiale

Il Reiki in ambito sanitario

Il Reiki e la medicina ufficiale: sinergia o contrasto? Sentiamo a volte parlare di medicina convenzionale (o allopatica) e medicina alternativa, di cui fa parte anche il Reiki Ryoho (o metodo Reiki) come se si trattasse di due entità distinte, spesso in contrasto tra loro. O crediamo nella validità dell’una, o nell’efficacia dell’altra. O ci affidiamo all’una, o seguiamo pedissequamente le prescrizioni dell’altra. E se, invece, iniziassimo veramente a parlare di medicina complementare, affiancando i due differenti approcci in base ai nostri bisogni, in modo da trarne sempre il massimo beneficio?

La medicina in Oriente

La medicina orientale ha origini molto antiche e si basa sulla conoscenza approfondita del corpo energetico dell’uomo.

L’energia che scorre fluida e armoniosa attraverso i meridiani o i chakra (centri energetici) determina un buono stato di salute e benessere psicofisico.

Disequilibri con stasi, deficit o eccessi di energia lungo i centri energetici, al contrario, sono causa di malattia.

Mikao Usui, il fondatore del Metodo Reiki parlava della salute come equilibrio tra corpo, mente e spirito. E così molti Maestri prima di lui.

Reiki tra scienza e spiritualità

Per molto tempo, purtroppo, soprattutto in Occidente, abbiamo dimenticato la saggezza antica seguendo un approccio più analitico alla salute, considerando mente, corpo e anima come entità distinte e rigorosamente indipendenti l’una dall’altra.

Ma non era forse già Albert Einstein, e, ancor prima di lui, Max Planck e altri come loro, che ci parlavano di materia in termini di energia, quanti e fotoni?

Ed è così che, da un po’ di anni a questa parte, assistiamo ad un avvicinamento tra scienza e spiritualità, nel senso che la scienza ci conferma sempre più quello che gli antichi Maestri già affermavano migliaia di anni fa. Infatti, non possiamo negare che esistano discipline olistiche e spirituali in grado di facilitare il benessere e il riequilibrio della persona sotto tutti gli aspetti, mentale, spirituale e fisico.

E il Metodo Reiki è indubbiamente una di queste. Così scopriamo che il Reiki e la medicina ufficiale possono procedere di pari passo, una rafforzando i benefici dell’altra.

Il Reiki e la Medicina ufficiale. I pregiudizi

Nell’approccio meccanicistico alla medicina, il corpo veniva considerato come una macchina che, una volta guasta, andava riparata “un pezzo alla volta”, mentre il cervello era ritenuto soltanto una "massa pensante", nulla di più. Di conseguenza, le cosiddette “guarigioni" energetiche venivano in gran parte attribuite all’effetto placebo o ad una suggestione provocata dall’operatore Reiki o dal pranoterapeuta che trasmetteva "calore" dalle mani. Se i risultati non erano tangibili, gli oppositori della medicina vibrazionale parlavano di flusso energetico inesistente e definivano gli operatori ciarlatani. Se invece la “guarigione” energetica avveniva, gli stessi affermavano che si trattasse di pura suggestione da parte del malato.

In entrambi i casi, occorre sottolineare che l’operatore Reiki non “guarisce” in nessun caso il ricevente, ma si pone come tramite, come un facilitatore della guarigione che favorisce il riequilibrio energetico della persona in modo da condurla, se questa è pronta, all’autoguarigione. Ma è sempre il ricevente e non l’operatore, ad avviare e a portare a termine il processo di guarigione.

Come affiancare il Reiki alla medicina ufficiale

Il Reiki Ryoho (Metodo Reiki) è una disciplina energetica e spirituale che rientra nel campo della medicina vibrazionale ed agisce sulle cause profonde dei disturbi riportando in equilibrio il sistema mente-corpo-spirito della persona.

Il trattamento Reiki, che si svolge attraverso il contatto delle mani su determinate zone del corpo del ricevente, genera uno stato di benessere e rilassamento profondo, favorisce il riequilibrio e scioglie eventuali blocchi energetici stimolando le naturali capacità di autoguarigione del corpo.

Il Reiki è quindi un metodo di cura naturale e per nulla invasivo, che consiste nella trasmissione dell’energia vitale universale (Rei-ki) attraverso le mani. L’operatore Reiki fa quindi da tramite, senza interferire, tra l’energia universale e il ricevente.

Il Reiki e la medicina ufficiale: l'accoppiata vincente!

Molti sono i benefici riscontrati affiancando il Reiki e la Medicina ufficiale.

Infatti, è stato dimostrato che, abbinato alla Medicina ufficiale, il Reiki:


attenua i sintomi della malattia

riduce gli effetti collaterali dei farmaci (anche chemioterapici)

è efficace nella fase pre e post operatoria

favorisce il recupero post-operatorio

è utile nella terapia del dolore

attenua il dolore, in particolare nei casi di emicrania e cefalea

attenua nausea e disturbi digestivi

aiuta a prendere consapevolezza della malattia

migliora lo stato emotivo e l’accettazione della malattia

riduce dispnea e insonnia

attenua ansia, paura e tristezza

attenua dolore, ansia, paura e tristezza nel fine vita

aiuta caregiver e operatori socio-sanitari nella gestione di stress e burnout.

Allora, medici e OSS tutti Reikisti! O forse no?

Tutto questo potrebbe spingere molti medici e operatori socio-sanitari a diventare essi stessi Operatori Reiki. Ora, se è vero che il Metodo Reiki è aperto e utile per tutti, occorre però essere consapevoli del fatto che essere praticanti Reiki è molto più che partecipare ad un Corso e ricevere le attivazioni.

Il Reiki è innanzitutto una disciplina di crescita personale e spirituale che, proprio come le arti marziali, va praticata il più possibile con serietà, dedizione e costanza.

Questo significa, secondo i principi del Reiki Tradizionale Giapponese, a cui noi, de La Vera Essenza del Reiki, ci rifacciamo, eseguire almeno un auto-trattamento al giorno per mantenere puliti i nostri canali energetici e per ripulirci dalle scorie che produciamo e da quelle che assorbiamo dall’ambiente circostante, praticare la ripetizione dei Cinque Principi del Reiki in giapponese ogni giorno e abbinare una pratica meditativa che ci aiuti a migliorare noi stessi e, allo stesso tempo, ad essere il più possibile neutri quando effettuiamo trattamenti sugli altri.

Non è che, se non ci impegniamo quotidianamente nello svolgimento di queste attività, il Reiki non funziona, non è questo il punto. Ma vero è che, per essere buoni praticanti Reiki occorre dedizione, volontà e amore per questa meravigliosa disciplina. A tal punto da farne il cardine della nostra esistenza, quel compagno di vita che, noi sappiamo, ci è sempre accanto e al quale ci possiamo sempre affidare incondizionatamente.

Uno dei motti della nostra scuola, infatti, è: “Non si tratta di fare o dare Reiki. Ma di essere Reiki. Sii Reiki e intraprendi il tuo cammino verso la Felicità!”

Essere Reiki richiede impegno e costanza quotidiana. Ed è solo a queste condizioni che il Reiki diventa una professione seria e di massima efficacia. E’ per questo che, per ottenere i massimi benefici, è preferibile che operatori sanitari e operatori Reiki restino due figure professionali distinte e affiancate, ciascuna con le proprie competenze e il proprio protocollo di intervento in base alla situazione e alle esigenze della persona.

Il Reiki negli ospedali

In Italia il Reiki viene inserito nelle seguenti strutture ospedaliere:


Centro di Medicina Psicosomatica dell’Ospedale San Carlo Borromeo di Milano

Ospedale Versilia dell’Azienda Sanitaria della Regione Toscana

Policlinico di Roma

Centro Oncologico Ematologico Subalpino dell’Azienda Ospedaliera San Giovanni Battista di Torino

Ospedale Le Molinette di Torino

Oltre a ciò, Reiki viene utilizzato in sinergia con la terapia convenzionale in diversi centri ospedalieri di tutto il mondo.

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