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I Simboli Reiki e il loro significato

I Simboli Reiki rappresentano uno degli argomenti più discussi e che suscitano maggior interesse in chi si avvicina al Reiki. A seconda delle scuole di Reiki si parla di 3, 5, o addirittura 40 simboli differenti, e ognuno con caratteristiche diverse. Ma cosa sono veramente i Simboli Reiki? E come funzionano? Scopriamolo insieme!

Cosa sono i simboli?

Prima di parlare di Simboli Reiki, vediamo di chiarire il concetto di simbolo. Il termine “simbolo” viene dal latino symbŏlus e symbŏlum, dal greco σύμβολον che significa “accostamento”, “segno di riconoscimento”, “simbolo”, che deriva a sua volta da συμβάλλω, con il significato di “mettere insieme, far coincidere”(composto da σύν, “insieme” e βάλλω, “gettare”).

Per simbolo si intende un segno, un disegno o comunque una forma che in un dato contesto assume un preciso significato. Di conseguenza, possiamo affermare tranquillamente che il simbolo rappresenta una convenzione in quanto lo stesso disegno, in un’epoca o in un contesto diverso, può assumere un significato completamente differente, addirittura opposto.

L’esempio più eclatante è rappresentato dalla svastica.

La svastica. Storia di un simbolo

Il termine “svastica” viene dal sanscrito “svastika” o “swastika” e significa: “buona fortuna” “buon auspicio”, “benessere”, molto caro alla tradizione vedica che lo fa derivare dalla radice della parola “Swasti” che, a sua volta, ha diversi significati sacri e religiosi, tra cui: “che tu possa stare bene” come espressione di congedo e buon augurio quando ci si saluta, come aggettivo che precede altre parole per indicare benessere, come aggettivo utilizzato in rituali per portare prosperità, come sostantivo o verbo con il significato di “parlare bene, pronunciare parole di pace e prosperità”, alla fine di rituali o incontri vedici.

Il simbolo è una croce uncinata , cioè una croce greca con i bracci piegati ad angolo retto, che possono essere orientati verso destra o verso sinistra, senza sostanzialmente alterare il significato spirituale della forma, in quanto spesso le due versioni sono state spesso utilizzate in modo intercambiabile nelle varie culture.

La svastica, come simbolo divino e augurale, è stato utilizzato da molte culture, già a partire dal Neolitico, in particolare in Eurasia, per rappresentare, sembra, il movimento del sole nel cielo, o comunque il sole e l’infinito.

La svastica è ancora oggi un simbolo sacro nell’Induismo, nel Buddismo e nel Giainismo, tanto che la troviamo spesso nei templi e nelle case in India e in Indonesia, mentre in Europa si può trovare su diversi manufatti di epoca precristiana.

Nel Buddismo cinese, la svastica rappresenta “l’infinito che si manifesta nella coscienza di un Buddha” e lo troviamo spesso, nelle statue del Buddha, disegnato o scolpito all’altezza del cuore o sulle piante dei piedi.

Ad esempio, nella statua del Grande Buddha della Pianura Centrale, la seconda statua più alta al mondo, che si trova in Cina, è rappresentato Vairocana, nell’aspetto di Ādibuddha. Sul petto è raffigurata la svastica come sigillo dell’armonia tra mente e cuore, quello che i giapponesi chiamano Kokoro.

Nel Buddismo giapponese, la svastica viene indicata con il termine “manji”, dove “man” significa “10000”, “infinito” e “ji” “carattere”. Di conseguenza, la svastica, nel Buddismo giapponese rappresenta l’eternità.

In Europa, il simbolo conosce una riscoperta intorno alla fine del XIX secolo, in seguito agli studi dell’archeologo Schliemann che scopre la svastica nelle rovine dell’antica Troia.

All’inizio del XX secolo, la svastica, con simbolo di buona fortuna e buon auspicio, viene utilizzata anche in Europa. Dopo la Prima Guerra Mondiale, la svastica comincia ad essere adottata da diversi movimenti nazionalisti di estrema destra come simbolo di una nazione la cui razza era “pura”, la razza Ariana. Nel 1920, la svastica viene associata al partito nazista quando Karl Haushofer, grande appassionato di cultura indiana e giapponese, convince Adolf Hitler a prenderla come simbolo del partito nazionalsocialista tedesco. E il suo significato sacro e luminoso, come tutti sappiamo, viene presto dimenticato.

Questo, dicevamo, ci mostra come il simbolo sia in realtà una convenzione in quanto lo stesso simbolo, in due contesti differenti, può assumere connotazioni e significati addirittura opposti.

A tal punto che, durante la preparazione delle ultime Olimpiadi di Tokyo, poiché la svastica si trova molto facilmente, in Giappone, nei templi buddisti e sulle mappe per indicare la loro ubicazione, gli organizzatori, per evitare che il simbolo potesse turbare i visitatori occidentali, hanno indotto una consultazione pubblica per valutare se fosse opportuno sostituire il simbolo sulle mappe e sulle guide turistiche. Alla fine, si è deciso che la svastica dovesse essere mantenuta per la sua valenza tradizionale e spirituale, ma quello che va sottolineato è proprio, ancora una volta, l’aspetto convenzionale del simbolo.

I simboli dal punto di vista spirituale

I simboli sono strumenti che ci permettono di unire e di connettere le parti, l’interno con l’esterno, il dentro con il fuori, lo Yin con lo Yang, la Luce con il Suono.

Dal punto di vista spirituale, i Simboli ricordano l’intento per cui sono stati creati e richiamano l’energia dell’intento stesso.

Di conseguenza, il Simbolo può essere oggettivo, come linea grafica che rappresenta una data informazione, e soggettivo, in considerazione dell’emozione che suscita nell’inconscio. Il Simbolo supera la parte razionale della mente e, attraverso l’amigdala, arriva subito al subconscio.

Quindi, se tante persone attribuiscono un pensiero ad un simbolo, quello acquisirà quel potere, quel valore e quell’energia. A livello universale, ad esempio, ciò che è sferico o ha una forma a onda dà un’idea di armonia, ciò che è quadrato, dà un’idea di solidità e stabilità ma di scarsa flessibilità.

La materia è frequenza, informazione e onda. Di conseguenza, quando si crea un’eggregora, una forma pensiero con moltissime persone che credono e danno energia a quel pensiero, allora il simbolo diventa potente.

I Simboli Reiki

Esistono tantissime Scuole di Reiki con origini e filosofie a volte molto diverse tra loro. Tra le differenze più importanti riscontriamo anche lo scopo e il numero dei Simboli che, in alcune scuole, sono addirittura 40.

In questa sede, prendiamo in considerazione soltanto le scuole di Reiki vere e proprie, cioè quelle che si possono ricondurre, come Lignaggio, direttamente a Mikao Usui, il fondatore del Reiki, attraverso i suoi allievi più diretti (Reiki Tradizionale Giapponese) e quelle scuole che hanno, quanto meno, nel proprio Lignaggio, Hawayo Takata (Reiki Stile Usui Occidentale).

In entrambi gli approcci, i Simboli Reiki veri e propri sono tre e vengono comunicati all’allievo e attivati nel corso delle quattro armonizzazioni o Reiju del Corso Reiki di Secondo Livello.

Il Quarto Simbolo, invece, non è un simbolo vero e proprio ma serve essenzialmente a connettersi con l’Energia Universale e viene insegnato e attivato durante il Corso Reiki di Terzo Livello.

I Simboli Reiki sono stati codificati da Mikao Usui in un secondo tempo, dopo aver messo a punto il Reiki Ryoho (Metodo Reiki), con lo scopo di aiutare i praticanti Reiki a raggiungere livelli di consapevolezza più elevati.

Il perché dei Simboli Reiki

I Simboli Reiki sono stati codificati da Mikao Usui in un secondo tempo, dopo aver creato il Metodo Reiki, con lo scopo di aiutare gli esseri umani che avevano difficoltà a sentire e a connettersi con l’Energia Universale, a raggiungere livelli di consapevolezza più elevati. I Simboli Reiki ci permettono di attingere a frequenze energetiche differenti e specifiche in base alle nostre esigenze.

I Simboli Reiki vengono impressi nella memoria cellulare dell’allievo durante i Reiju o armonizzazioni e, da allora in poi, potranno essere richiamati in qualsiasi momento grazie alla Legge di Risonanza (“Simile attira simile”).

Infatti, ogni Simbolo è collegato ad una specifica qualità energetica. Se questa è stata registrata nella nostra memoria cellulare, basterà semplicemente richiamare o tracciare il simbolo per attirare a noi quella data frequenza.

Oltre gli ostacoli della mente “che mente”

La ragione fondamentale per cui Usui ha messo a nostra disposizione i Simboli Reiki, è quella di acquietare e dare una “spiegazione” alla mente razionale che ha sempre bisogno di capire e di sapere ma che, così facendo, non trova mai pace. In questo modo, facendo pratica con regolarità, potremo piano piano liberarci da quel groviglio di pensieri che ci tengono imprigionati dietro le sbarre del voler “vedere per credere”, impedendoci di evolvere verso una nuova consapevolezza.

Solo grazie ad un’assidua sperimentazione, giorno dopo giorno, potremo assistere ad un potenziamento della nostra fiducia e della nostra capacità di affidarci all’Energia Reiki, fino a giungere a quel livello, auspicabile, in cui tecniche e simboli potranno essere trascesi in nome di un totale abbandono all’Energia Universale.

I Simboli Reiki devono veramente essere tenuti segreti?

Uno degli aspetti fondamentali che contraddistingue il Reiki Tradizionale Giapponese dal Reiki Occidentale è il fatto che in quest’ultimo i Simboli vengono considerati come un qualcosa di estremamente potente ma esterno a noi, Così, una volta invocati, aiutano ad attrarre nella nostra vita ciò che vogliamo, quasi fossero una “bacchetta magica”.

Nel Reiki Tradizionale Giapponese, al contrario, nel momento in cui andiamo a tracciare il simbolo, noi diventiamo tutt’uno con il Simbolo.

Di conseguenza, possiamo affermare che i simboli sono sacri e, come tali, vanno rispettati, ma non così segreti e da tenere rigorosamente nascosti, come viene spesso sostenuto nel Reiki Occidentale. Tra l’altro, questa è, a mio parere, una forte incongruenza, visto che oggi basta accedere ad Internet per trovare tantissime versioni differenti di Simboli Reiki, tutti, tra l’altro, rigorosamente occidentali.

L’atteggiamento corretto è, invece, quella riservatezza, tipicamente giapponese, che esprime un pieno rispetto nei confronti di questi Simboli sacri che tanto ci aiutano nella nostra evoluzione, ma senza eccedere in atteggiamenti di mistero e misticismo. Non è certo il caso di disegnarli in giro, farseli tatuare sul corpo, utilizzarli come amuleto o diffonderli se non, naturalmente, durante i Corsi Reiki che prevedono la giusta preparazione e l’insegnamento su come e quando vanno impiegati. Ma insistere troppo sulla loro "segretezza", come viene spesso fatto in Occidente, a mio avviso, finisce per avvolgerli in un'aura "di mistero esoterico" che li allontana dal loro significato e scopo fondamentale.

I tre Simboli del Reiki Tradizionale Giapponese

I tre Simboli del Reiki Tradizionale Giapponese si distinguono in base alla frequenza energetica e al loro utilizzo.

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