La vocazione dell'anima

Fino a quando non svuoterai la tua anima
di tutto ciò che ti tormenta,
non potrai riempirla di tutto ciò che ti rende felice.

Proverbio indiano

Tutti noi siamo qui, incarnati sulla Terra, per svolgere un compito. C’è chi lo chiama “mission”, chi “missione dell’anima”, chi “scopo”… a me piace chiamarlo “vocazione del cuore”.
Ma, indipendentemente dal nome che impieghiamo, molti di noi, purtroppo, nel corso della vita, dimenticano. Dimenticano la gioia che provavano, da bambini, quando, con facilità e semplicità, quasi per gioco, si immergevano con il cuore in quello che stavano facendo. E gli riusciva. Ed era un successo. Questo, probabilmente, perché faceva parte di quei talenti che, se coltivati, li avrebbe portati poi a realizzare la propria vocazione del cuore.

E invece no. Poi si cresce. Si deve crescere, certo. E arriva l’educazione: “Devi fare questo… devi fare quello…”, “No, non far vedere a nessuno che vedi queste cose… che senti queste cose… altrimenti ti prendono per matto, ti prendono in giro, sono tutte sciocchezze!”, “No, no, lascia stare la musica, tuo papà è avvocato, siamo tutti avvocati, anche tu devi fare l’avvocato! Dove pensi di andare con la musica?”
Questi sono soltanto alcuni esempi di frasi che, se ripetute spesso, come una goccia d'acqua nella roccia, si vanno ad incagliare nelle pieghe del nostro inconscio portandoci, molte volte, a scelte che nulla hanno a che vedere con il nostro sentire, con ciò che siamo veramente. E la nostra anima piange. Ma la vita va avanti. Facciamo un lavoro che non ci piace… ma tanto ce lo facciamo piacere, poi arriva lo stipendio a fine mese e ci rincuoriamo un po’.

E la vita va avanti. E la nostra anima si riempie di detriti. Si appesantisce. E così ci “consoliamo” pensando che tanto la felicità non esiste. Che si tratti soltanto di vane speculazioni filosofiche portate avanti da persone che non hanno nulla fa fare nella vita. Perché la vita è altro. Perché i problemi sono altri. Perché la felicità non esiste.
Così, iniziamo ad accumulare insoddisfazione, frustrazione, tristezza, rimpianto, rabbia, rancore… e non ci rendiamo conto che stiamo agendo in base al nostro inconscio, a quello che lui crede o non crede possibile, cioè ai programmi e convinzioni limitanti del subconscio.

E più ci concentriamo sul fatto che la felicità non esiste e che una vita infelice sia la normalità, più attiriamo a noi esperienze, persone e situazioni che ci “mostrano e dimostrano” che è proprio così.
Così, quando ci sentiamo tristi, frustrati o insoddisfatti, ricordiamoci sempre che, come non si può continuare a versare del tè in una tazza già colma fino all’orlo, allo stesso modo non possiamo attrarre situazioni felici nella nostra vita finché siamo occupati a “coltivare” dolore, tristezza e lamentele.

Perché, come afferma Joe Dispenza, “Dove va la tua attenzione, lì scorre la tua energia.”

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